Galeata
Forlì-Cesena

Galeata

CENNI STORICI
Piccola cittadina sovrastata da una suggestiva rupe, Galeata vanta un nobile passato. Furono gli Umbri a fondare l’antica Mevanìola (VII - VI sec. a.C.), conquistata dai Romani nel 266 a.C e poi decaduta insieme all’Impero Romano d’Occidente.
L’area archeologica indagata, sita tra Galeata e la località di Pianetto, ha messo in luce una città dotata di impianti termali e di un teatro, ancora leggibili nelle fondamenta, e di una basilica, di cui non restano tracce. La città romana aveva anche una grande necropoli di cui restano a testimonianza numerose tombe alla cappuccina, scheletri e corredi funebri. Intorno al V secolo, spostatosi l’abitato verso valle, a Galeata trovarono un idoneo insediamento l’eremita Ellero e la comunità del re Teodorico, che segneranno la rinascita del luogo.
Nel XV secolo Galeata entrò a far parte della Signoria di Firenze, alla quale resterà legata fino al 1859. Nella seconda metà del Settecento la cittadina, per volontà del Granduca Pietro Leopoldo, divenne punto di riferimento amministrativo dei Comuni della vallata del Bidente.
Solo nel 1923, in epoca fascista, Galeata è stata annessa alla Provincia romagnola di Forlì.

COSA VEDERE
Entrando in pease si trova subito al neogotica Chiesa di S. Pietro in Bosco, che conserva ancora le tracce, all’interno, della sua antica origine databile al IV secolo e successivamente alterata da restauri avviati in seguito al terremoto del 1080. L’interno, a navata unica, conserva pregevoli opere di scuola toscana del XVII secolo.
Il Palazzo del Podestà, sede all’inizio del XV secolo della podesteria di Galeata, fu ricostruito nel 1636. La facciata, caratterizzata da un portico con colonne in pietra serena, presenta nel prospetto di facciata una grande figura di leone; il palazzo è sovrastato dall’imponente mole della Torre civica, su cui campeggia l’orologio (attestato dal 1613).
Nella frazione di Borgo Pianetto si trova la Chiesa di S. Maria dei Miracoli, eretta nel 1497 in seguito ad una miracolosa apparizione della Vergine; la chiesa recentemente restaurata presenta ancora sobrie linee rinascimentali; all’interno, a navata unica, si aprono su entrambi i lati una serie di edicole contenenti pale d’altare legate al culto mariano; tra esse spicca la Visitazione di Giovanni Stradano, pittore fiammingo che nel 1599 dipinse una inusuale versione di Elisabetta e Maria, raffigurate entrambe incinte. L’abside di forma esagonale è collegata alla navata da un arcone in arenaria poggiante su capitelli di grande eleganza.
Vicino alla chiesa sorge il Convento dei Minori Conventuali: in seguito al forzato abbandono imposto dalle truppe napoleoniche il complesso passo in mano a privati; negli anni Ottanta il Comune, divenuto il nuovo proprietario, avviò lavori di recupero per adibirlo a Museo Archeologico. Lo straordinario Museo Civico Mons. Domenico Mambrini raccoglie materiali e opere provenienti dagli scavi di Mevanìola, tra cui si segnalano una chiave votiva romana databile al I sec. a.C. con testa a forma di molosso; in altra sezione si trovano i materiali provenienti dall’Abbazia di S. Ellero: tra essi la colonna di S. Nicola, di età altomedievale, che rappresenta la figura del santo bambino allattato dalla madre; il reperto certamente più famoso è la lastra (secoli XII e XIII) che rappresenta lo storico in contro/scontro tra S. Ellero e Teodorico, con il re goto piegato dalla grandezza del santo.
A poca distanza dall’abitato di Galeata di trova, su un’altura, l’Abbazia di S. Ellero. Edificata all’indomani della caduta dell’Impero Romano d’Occidente con materiale proveniente dal sito di Mevanìola, la chiesa divenne centro spirituale di primaria importanza in seguito all’opera di predicazione del giovane eremita Hilarius; da essa dipendevano numerosi centri e le appartenevano anche diversi castelli, che formavano un compatto sistema difensivo. In costante conflitto con la Chiesa ravennate che ne pretendeva il controllo, l’abbazia venne distrutta e ricostruita nel 1279. Nel corso del Quattrocento venne amministrata da priori; successivamente passò ai Camaldolesi e poi associata alla chiesa si S. Maria in Cosmedin. La chiesa odierna può essere sostanzialmente considerata vicina alle forme originarie. Da notare gli straordinari capitelli, con forme di sirena, all’ingresso, l’urna che conteneva le spoglie di S. Ellero, risalente ai secoli VII-VIII ed i fregi decorati inseriti in facciata.
 
SUGGERIMENTI
Una sosta a Galeata è consigliata anche per le tipicità gastronomiche della Romagna Toscana: tante piccole trattorie a conduzione familiare offrono il tradizionale tortello alla lastra, con ripieno di erbette di campagna oppure di patate e guanciale. Nei dintorni sono numerose le aziende vitivinicole che offrono prodotti di qualità: segnaliamo, a Civitella di Romagna, l’azienda Giovanna Missiroli, dove si possono visitare i vigneti, degustare e acquistare ottimi e premiati Sangiovesi.
 
Foto C. Ortali - Archivio fotografico Provincia Forlì-Cesena, Galeata, Sotto i portici