Bagnacavallo
Ravenna

Bagnacavallo

CENNI STORICI
Bagnacavallo è un piccolo Comune il cui territorio si estende per 80 kmq. Conta oltre 16.000 abitanti residenti nel capoluogo e nelle sette frazioni di Boncellino, Masiera, Rossetta, Traversara, Villanova, Villa Prati e Glorie.
Pare che il suo singolare toponimo, secondo fonti riconducibili a partire dal X secolo, derivi dalla presenza di una fonte sorgiva di acque nere, considerate curative per i cavalli: ne avrebbe usufruito il destriero dello stesso Imperatore Tiberio! Conferma quest’ipotesi il motto impresso sullo stemma "Ingredior rhoebus, cyllaros egredior" ("Entro malato, esco sano").
Secondo un’altra ipotesi, più verosimile, “Bagnacavallo” farebbe riferimento a un guado in prossimità dell’originario centro cittadino, per attraversare il quale era necessario immergersi bagnando le cavalcature.
Dopo essere passata sotto al dominio umbro, poi etrusco e gallico, la città cresce d’importanza con l’arrivo dei Romani, che le avevano conferito il nome di Tiberiacum. Dopo la caduta dell'impero romano, si susseguono le dominazioni gotica, bizantina, e quella degli Esarchi di Ravenna.
In epoca medievale la città è in balìa delle signorie locali: dopo il dominio bolognese e faentino passa ai Conti di Cunio, poi ai Manfredi, allo Stato Pontificio e al capitano di ventura Giovanni Acuto. Dal 1440 al 1598 è di proprietà della famiglia d'Este: fra alterne vicende, Bagnacavallo rimase sotto l'aquila estense fino all'anno 1598, quando fu recuperata dalla Chiesa, che la mantenne fino all'Unità d'Italia.
COSA VEDERE
Bagnavallo conserva i resti delle bellezze del passato, che ne fanno una piccola città d’arte nel cuore della Romagna.
  • Sulla piazza centrale, Piazza della Libertà, si possono ammirare diversi monumenti: la Collegiata di San Michele Arcangelo, col suo pregevole campanile barocco, contiene al suo interno diversi dipinti cinque-settecenteschi (tra cui la pala d'altare del Bagnacavallo, il pittore Bartolomeo Ramenghi); il Teatro Comunale Goldoni, il Palazzo Comunale (ultimato nel 1803 su progettazione dell'imolese Cosimo Morelli) e la Torre Civica, alta 35 metri, tipico retaggio dell'età comunale.
  • Sempre sulla piazza, all'interno del Palazzo Vecchio, si conservano i dipinti settecenteschi che componevano la raccolta della Sala Oriani nel convento di San Francesco. Tra gli altri si può ammirare un imponente quadro del Ventenati, copia delle nozze di Cana del Veronese.
  • La chiesa di Santa Maria della Pace, a tre navate, conserva un'interessante opera di G. Battista Ramenghini, figlio di Bartolomeo, datata 1585. La Chiesa e il Convento di S. Francesco (Piazza Carducci), eretta su una precedente Chiesa romanico-gotica, ristrutturata definitivamente nel XVIII sec., contiene opere di grande valore, fra cui un crocefisso dipinto del XIV sec., di scuola riminese, un bassorilievo funerario di Tiberto VI Brandolini del XIV sec., quattro statue di Antonio Trentanove e due tele di Tommaso Missiroli, del XVII secolo.
  • Il Convento di S. Giovanni, costruito nel XIV secolo, venne ripetutamente rimaneggiato fino al secolo scorso. Vi morì, nel 1821, la figlia di Lord Byron, Allegra.
  • L'antica Pieve di San Pietro in Sylvis, classico esempio di architettura esarcale, è una delle pievi romaniche meglio conservate di tutto il territorio ravennate.

Foto Andrea Canducci, Pieve di San Pietro in Sylvis, Bagnacavallo, Fonte Romagna d'Este