Fusignano
Ravenna

Fusignano

CENNI STORICI
Le origini di questo piccolo Comune di quasi 8.000 abitanti sono da ricercarsi nell’alluvione che, nell’anno 1250, sconvolse l’area tra i fiumi Senio e Santerno. L’area di Fundus Fuscinianus, per la sua favorevole posizione, aveva resistito all’inondazione, perciò fu scelta dal Conte Bernardino di Cunio per riedificare il suo castello di Donigallia andato distrutto.
Il nuovo insediamento ereditò la doppia tradizione del Castello di Donigallia e della Pieve di San Giovanni Battista in Liba, traslocata entro le mura.
Nel 1465 Borso d'Este donò Fusignano ed altri territori in feudo alla famiglia Calcagnini, che tenne la signoria sino al 1796 quando Fusignano, non più castello ma borgo, passò sotto il governo della Repubblica Cisalpina e poi sotto il Regno Italico e successivamente allo Stato Pontificio, entrando nella Legazione di Ferrara. Con la costituzione del Regno d'Italia Fusignano fu incluso nella Provincia di Ravenna. Durante la seconda guerra mondiale il passaggio del fronte, che stazionò per quattro mesi nella zona circostante il fiume Senio, ridusse ad un cumulo di macerie il paese, che però risorse in breve tempo grazie al prezioso apporto della popolazione, e in pochi anni triplicò l’estensione della sua area urbana. Il Comune è stato insignito della Croce di Guerra al Valor Militare per i sacrifici dei suoi abitanti e per la sua attività nella lotta partigiana.

CURIOSITA'
Diversi personaggi illustri hanno avuto i natali a Fusignano. Tra questi: Arcangelo Corelli (Fusignano, 1653 - Roma, 1713), compositore e grande esponente della musica barocca; il direttore d’orchestra internazionale Lorenzo Alberani (Fusignano, 1859 - Bologna, 1926); il mecenate Carlo Piancastelli (Fusignano 1867 - Roma, 1938), grande proprietario terriero e fondatore della Biblioteca Romagnola, che custodisce oltre 50.000 volumi; il CT della nazionale Arrigo Sacchi (Fusignano 1946), che allenò gli Azzurri dal 1991 al 1996.

Foto Lalupa, Fusignano, Chiesa del Suffragio, Fonte Wikimedia Commons