Forlì-Cesena
Dovadola
CENNI STORICI
Dovadola deriva il nome dal latino duo e vadora, ossia due guadi. E’ così chiamata a causa della sua posizione: il borgo medievale si trova, infatti, lungo il fiume Montone, nella zona dell’Appennino tosco-romagnolo.
Località abitata dai Celti prima, dai Romani poi, fu dominata dai Conti Guidi di Modigliana (salvo durante il periodo che va dal 1334 al 1405, quando fu sottomessa agli Ordelaffi di Forlì) ai quali si deve, tra l’altro, la fortificazione presente nel centro storico, risalente al XII sec.
Allo stesso periodo risale anche l’Abbazia di Sant’Andrea, fondata dai cluniacensi, ricca di dipinti di scuola bolognese e romagnola nonché sede delle spoglie di Benedetta Bianchi Porro (martire cristiana della sofferenza).
Passata sotto le mani dei fiorentini, Dovadola subì anche una breve dominazione veneziana per poi tornare, tuttavia, sotto il dominio di Firenze (che fece assumere al borgo una topografia ortogonale influenzandone fortemente l’architettura) fino al 1923: solo dopo questa data entrò a far parte della Romagna, con l’annessione alla Provincia di Forlì.
COSA VEDERE
Situata fra due guadi del fiume Montone, Dovadola è un tipico borgo medievale.
A dominare l’intero abitato c’è la Rocca dei Conti Guidi, collocata nella parte antica del paese e visibile dall’esterno. Della rocca, risalente al XII sec. e alta 30 mt, resta una torre a sezione quadrata al cui interno si trovano sei stanze sovrapposte servite da una scala a chiocciola.
Ai suoi piedi vi è la murata cittadina, antica fortificazione fiorentina, al cui interno si eleva la Torre dell’Orologio (così chiamata per la presenza di un orologio sulla facciata ad ovest).
Proseguendo il cammino si trova l’Oratorio di S. Gennaro in S. Antonio, al cui interno sono presenti diverse testimonianze di pittura settecentesca.
Spostandosi nella zona moderna del paese è possibile visitare l’Abbazia di S. Andrea che, avendo subìto l’influenza toscana (in particolar modo verso la fine del XV sec.) si configura come un perfetto esempio di commistione fra architettura medioevale e rinascimentale.
Fra i monumenti che presentano tipiche caratteristiche settecentesche (benché si tratti di strutture risalenti al XV sec.) sono da annoverare anche la Fondazione Benedetta Bianchi Porro, appartenuta ad Antonio Ranieri Biscia (celebre glottologo ed orientalista) e la Chiesa della SS. Annunziata, costituita da un’unica navata, con tre cappelle per ognuno dei suoi lati e un presbiterio aperto ad arco trionfale.
SUGGERIMENTI
• Nei dintorni di Dovadola, a circa 7 km di distanza, in direzione Firenze, è possibile visitare l’Eremo di Montepaolo. Fu nei suoi dintorni che S. Antonio da Padova soggiornò nel periodo compreso fra il 1221 e il 1222, restando per nove mesi in ritiro spirituale in una grotta raggiungibile mediante il “sentiero della speranza”, il cui percorso inizia proprio nei pressi dell’Eremo.
Giacomo Paganelli, miracolato dal santo, ebbe l’idea di far costruire una piccola chiesa adiacente alla grotta. Intorno al 1908, tuttavia, si decise di erigere una nuova costruzione in un luogo poco distante a causa dei frequenti fenomeni sismici che avevano sconvolto quella originaria.
• Prodotto tipico della zona è il tartufo bianco. Tutti gli anni, nel mese di ottobre, si tiene una sagra che permette ai visitatori di gustare, insieme al sapore del tartufo, quello dei principali prodotti enogastronomici locali.
Foto: D. Castellucci, Paesaggio colline romagnole, Archivio fotografico Provincia Forlì - Cesena
Dovadola deriva il nome dal latino duo e vadora, ossia due guadi. E’ così chiamata a causa della sua posizione: il borgo medievale si trova, infatti, lungo il fiume Montone, nella zona dell’Appennino tosco-romagnolo.
Località abitata dai Celti prima, dai Romani poi, fu dominata dai Conti Guidi di Modigliana (salvo durante il periodo che va dal 1334 al 1405, quando fu sottomessa agli Ordelaffi di Forlì) ai quali si deve, tra l’altro, la fortificazione presente nel centro storico, risalente al XII sec.
Allo stesso periodo risale anche l’Abbazia di Sant’Andrea, fondata dai cluniacensi, ricca di dipinti di scuola bolognese e romagnola nonché sede delle spoglie di Benedetta Bianchi Porro (martire cristiana della sofferenza).
Passata sotto le mani dei fiorentini, Dovadola subì anche una breve dominazione veneziana per poi tornare, tuttavia, sotto il dominio di Firenze (che fece assumere al borgo una topografia ortogonale influenzandone fortemente l’architettura) fino al 1923: solo dopo questa data entrò a far parte della Romagna, con l’annessione alla Provincia di Forlì.
COSA VEDERE
Situata fra due guadi del fiume Montone, Dovadola è un tipico borgo medievale.
A dominare l’intero abitato c’è la Rocca dei Conti Guidi, collocata nella parte antica del paese e visibile dall’esterno. Della rocca, risalente al XII sec. e alta 30 mt, resta una torre a sezione quadrata al cui interno si trovano sei stanze sovrapposte servite da una scala a chiocciola.
Ai suoi piedi vi è la murata cittadina, antica fortificazione fiorentina, al cui interno si eleva la Torre dell’Orologio (così chiamata per la presenza di un orologio sulla facciata ad ovest).
Proseguendo il cammino si trova l’Oratorio di S. Gennaro in S. Antonio, al cui interno sono presenti diverse testimonianze di pittura settecentesca.
Spostandosi nella zona moderna del paese è possibile visitare l’Abbazia di S. Andrea che, avendo subìto l’influenza toscana (in particolar modo verso la fine del XV sec.) si configura come un perfetto esempio di commistione fra architettura medioevale e rinascimentale.
Fra i monumenti che presentano tipiche caratteristiche settecentesche (benché si tratti di strutture risalenti al XV sec.) sono da annoverare anche la Fondazione Benedetta Bianchi Porro, appartenuta ad Antonio Ranieri Biscia (celebre glottologo ed orientalista) e la Chiesa della SS. Annunziata, costituita da un’unica navata, con tre cappelle per ognuno dei suoi lati e un presbiterio aperto ad arco trionfale.
SUGGERIMENTI
• Nei dintorni di Dovadola, a circa 7 km di distanza, in direzione Firenze, è possibile visitare l’Eremo di Montepaolo. Fu nei suoi dintorni che S. Antonio da Padova soggiornò nel periodo compreso fra il 1221 e il 1222, restando per nove mesi in ritiro spirituale in una grotta raggiungibile mediante il “sentiero della speranza”, il cui percorso inizia proprio nei pressi dell’Eremo.
Giacomo Paganelli, miracolato dal santo, ebbe l’idea di far costruire una piccola chiesa adiacente alla grotta. Intorno al 1908, tuttavia, si decise di erigere una nuova costruzione in un luogo poco distante a causa dei frequenti fenomeni sismici che avevano sconvolto quella originaria.
• Prodotto tipico della zona è il tartufo bianco. Tutti gli anni, nel mese di ottobre, si tiene una sagra che permette ai visitatori di gustare, insieme al sapore del tartufo, quello dei principali prodotti enogastronomici locali.
Foto: D. Castellucci, Paesaggio colline romagnole, Archivio fotografico Provincia Forlì - Cesena