“Tra 'l Po e 'l monte e la marina e 'l Reno”: sulle tracce del Sommo Poeta
Suggestioni letterarie in Romagna

“Tra 'l Po e 'l monte e la marina e 'l Reno”: sulle tracce del Sommo Poeta

L'itinerario passa per: Castrocaro e Terra Del Sole, Forlì, Portico E San Benedetto, Ravenna - Comune, Bertinoro
Durata della visita guidata: Fino a tre giorni


Un suggestivo percorso alla ricerca delle tracce lasciate dal passaggio del “sommo poeta” Dante Alighieri nelle nostre terre. Alcuni luoghi sono noti, come la Cascata dell’Acquacheta, che il “ghibellin fuggiasco” vide traendone diretta ispirazione poetica.
Altri luoghi diedero i natali a personaggi che, nella Commedia, rievocano nostalgicamente una antica civiltà cavalleresca ormai spenta, pronunciando feroci invettive contro la degenerazione dei costumi e della politica della Romagna...
1° giorno
Arrivo a San Benedetto in Alpe. Prima di intraprendere a piedi il percorso di risalita fino alla Cascata dell’Acquacheta, si consiglia di visitare l’antica Abbazia di San Benedetto in Alpe, che ha remote origini (X e XI secolo). Da non perdere la cripta, luogo di grande sacralità. Il percorso a piedi fino all’Acquacheta è un tuffo nella natura. Due ore di passeggiata rigenerante per ammirare ciò che Dante così descrive:
“Come quel fiume c’ha proprio cammino/ Prima da Monte Viso ‘nver’ levante,/ da la sinistra costa d’Appennino,/
che si chiama Acquacheta suso, avante/ che si divalli giù nel basso letto,/ e a Forlì di quel nome è vacante,/
rimbomba la sovra San Benedetto/ de l’Alpe per cadere ad una scesa/ ove dovea per mille esser recetto;/
così, giù d’una ripa discoscesa,/ trovammo risonar quell’acqua tinta,/ sì che ‘n poc’ora avria l’orecchia offesa.”
(Inf. Canto XVI)
In questi versi Dante paragona la Cascata dell’Acquacheta, per il fragore e la violenza della caduta delle acque, alla rimbombante cascata del fiume infernale Flegetonte.
L’itinerario dantesco conduce, a pochi chilometri da S. Benedetto, a Portico di Romagna, dove la tradizione vuole che, a Palazzo Portinari, Dante abbia conosciuto Beatrice. A Portico, delizioso, piccolo centro della Romagna Toscana, è consigliata una passeggiata che inizi nella parte più alta del borgo, da cui si possono vedere le Torrette da Vigna che circondano il paese; nella parte mediana si può visitare la Chiesa della Compagnia per poi scendere, lungo il vicolo della Calgheria, fino al Ponte della Maestà, a schiena d’asino, risalente al XIV secolo.
COSA FARE: Agli amanti del trekking si consiglia una piccola tappa a Bocconi, località intermedia tra San Benedetto e Portico. A Bocconi si possono vedere la medievale Torre “Vigiacli” e il Ponte della Brusìa. Numerosi sono i percorsi naturalistici che partono da qui: siamo infatti alle porte del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. Una curiosa escursione, a circa 7 chilometri da Portico: il Vulcano del Monte Busca, emissione perenne dal sottosuolo di gas idrocarburi, che ne fanno il vulcano più piccolo d’Italia.
2° giorno:
Percorrendo la Strada Statale n. 67 si giunge Castrocaro Terme. Siamo in piena Romagna Toscana e proprio Castrocaro è stata per lungo tempo la capitale del potere mediceo nel versante romagnolo dell’Appennino.
“Ben fa Bagnacaval, che non rifiglia;/ e mal fa Castrocaro, e peggio Conio,/ che di figliar tai conti più s’impiglia...” (Purg. XIV): questi versi danteschi sono leggibili in una lapide posta sul muro esterno della Chiesa di S. Nicolò. L’invettiva non risparmia Castrocaro, colpevole, come gli altri Comuni romagnoli, di avere concorso alla degenerazione dei costumi e all’estinzione di una antica e nobile civiltà.
Visita della Fortezza, in anni recenti riportata agli antichi splendori: posta nella parte più alta del colle, è circondata dalle mura possenti della Murata, entro la quale è possibile visitare il piccolo Battistero di San Giovanni e, più sotto, il Palazzo dei Commissari fiorentini, con stemmi in facciata. Nella parte inferiore del borgo visita della Chiesa dei Santi Nicolò e Francesco, con interessanti affreschi e pale d’altare.
COSA FARE: La Fortezza di Castrocaro Terme organizza tutto l’anno spettacoli di Falconeria. All’interno della Fortezza si possono degustare i prodotti tipici di queste terre. Per una vacanza culturale ma anche rilassante, Castrocaro offre la possibilità di regalarsi trattamenti rigeneranti e curativi alle terme.
3° giorno:
Proseguendo lungo la direttrice della Strada Statale n. 67 si arriva a Forlì. “La terra che fé già la lunga prova/ e di Franceschi sanguinoso mucchio,/ sotto le branche verdi si ritrova…”  (Inf. Canto XXVII): la targa, affissa sul Campanile dell’Abbazia di San Mercuriale, ricorda la resistenza dei forlivesi all’assedio delle milizie francesi inviate nel 1282 da Papa Martino IV per sottomettere la città ghibellina. Forlì, a lungo preda dei verdi artigli leonini della famiglia Ordelaffi, conserva alcuni edifici coevi al nostro poeta: l’Abbazia di San Mercuriale, con la bella lunetta del “Sogno e Adorazione dei Magi”, attribuita al Maestro dei Mesi di Ferrara; la Chiesa di Santa Maria dei Servi presenta un bel portale di stile gotico padano e la Sala del Capitolo, con una Crocifissione attribuita a Giuliano da Rimini; la Chiesa di S. Antonio Vecchio, con un caratteristico esterno in stile romanico, è oggi Sacrario dei Caduti; infine il grandioso complesso conventuale di San Domenico, sottratto all’incuria e restaurato, nuova sede dei Musei Civici ed importante sede di mostre ed eventi culturali.
Uscendo da Forlì imbocchiamo la Via Emilia in direzione sud dirigendoci verso il colle di Bertinoro. “Le donne e ’ cavalier, li affanni e li agi/ che ne ’nvogliava amore e cortesia/ là dove i cuor son fatti sì malvagi” è la nostalgica rievocazione con cui Dante sintetizza l’ideale, ormai spento, del vivere cavalleresco: “O Brettinoro, ché non fuggi via,/ poi che gita se n’è la tua famiglia/ e molta gente per non esser ria?” (Purg. Canto XIV).
Questi versi si possono leggere sulla lapide murata nella facciata del Palazzo Comunale, edificato nel 1306, situato in Piazza della Libertà, che è un vero e proprio balcone panoramico affacciato sulla Romagna. Le fanno da sfondo la Torre Civica, antico faro per i naviganti, e la cinquecentesca Cattedrale di Santa Caterina. Sulla piazza si trova il monumento più rappresentativo del senso di accoglienza romagnola, la Colonna delle Anella, fatta erigere nel XIII secolo da Guido Del Duca e Arrigo Mainardi. Su Bertinoro veglia la Rocca arcivescovile: anticamente uno dei fortilizi più inespugnabili della Romagna, è oggi sede del Museo Interreligioso sulle religioni monoteiste.
A pochi Km da Bertinoro, a Polenta, si trova la Pieve di San Donato, meta classica per gli amanti delle letture dantesche, che vi si tengono ogni anno. Alla chiesa, e al passaggio di Dante in questi luoghi, Giosuè Carducci ha dedicato un’Ode: “Forse qui Dante inginocchiossi?” leggiamo sulla targa in facciata. In effetti sembra che il “ghibellin fuggiasco”, nel suo peregrinare, sia stato ospite della famiglia dei Da Polenta.
La solitaria pieve, di cui abbiamo notizie fin dal x secolo, è in stile preromanico: all’interno sono molto interessanti i capitelli, con figure antropomorfe, e la cripta.
COSA FARE: Bertinoro è la “capitale” romagnola dell’Albana, primo vino ad avere ottenuto la D.O.C.G., nel 1987: alla vocazione vitivinicola della zona Bertinoro ha dedicato un vero e proprio percorso, la Strada della Vendemmia, itinerario illustrato da pannelli che accompagnano il viaggiatore fino alla parte alta del borgo, permettendo di pregustare i sapori e gli aromi dei vini, da assaggiare nelle numerose osterie ed enoteche del paese.

L'itinerario dantesco termina nella città di Ravenna, dove Dante trovò ospitalità negli ultimi anni della sua vita e dove oggi, nella suggestiva "zona dantesca" dedicata al culto e alla memoria del Sommo Poeta, si può visitare la chiesa di S. Francesco dove furono celebrati i suoi funerali, i chiostri francescani e la Tomba del Poeta.

Foto: Valentina Zavagli, Portico di Romagna

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